La Sezione di Storia della Medicina Militare della Società Italiana di Storia della Medicina
Nel mese di ottobre dello scorso anno ricevevo una telefonata inaspettata e assai gradita, dall'altro capo del telefono il professor Adelfio Elio Cardinale, Presidente della Società Italiana di Storia della Medicina. Entrò subito in argomento: nell'ambito del potenziamento delle attività della Società aveva deciso di costituire una sezione di Storia della Medicina Militare ed aveva pensato alla mia persona per farla nascere e crescere. Chiedeva quindi la mia disponibilità in vista della riunione del Consiglio direttivo della Società che avrebbe formalizzato la proposta.Una proposta che mi lusingava e di cui mi sentivo onorato, ma nello stesso tempo mi metteva di fronte ad un impegno non facile e questo nonostante da sempre mi sia interessato della storia della Sanità militare italiana, in particolare di quella navale, con scritti e conferenze. Un patrimonio immenso da ricordare, valorizzare e riproporre; una realtà complessa che affonda le sue radici nell'antichità più remota,da quando cioè si costituirono gli Stati e contestualmente gli eserciti che avevano nella loro organizzazione dei medici. Ma quali i loro compiti? Occorreva innanzi tutto selezionare il personale, e a questo proposito il pensiero corre ai criteri di reclutamento nell'esercito romano descritti in modo dettagliato nel trattato “Dell'arte militare” di Flavio Renato Vegezio, un testo che risale al IV secolo d. C. e di cui riporto un frammento:
“... occhi vivaci, collo dritto, petto ampio, braccia forti, ventre scarso, gambe asciutte ... trovando nelle reclute queste qualità non avere grande desiderio della statura, essendo più utile che i soldati siano piuttosto forti che alti ... fortezza d'animo, onestà, verecondia (mentre gli vieta di fuggire, lo fa vincitore ) ... la provenienza da zone rurali ed il mestiere come quello di fabbro, cacciatore, carpentiere, macellaio, scartando invece di quelli di tessitore o i preparatori di confetture e simili ...”
Ma ovviamente il primo obiettivo per il personale della Sanità militare era ed è quello di soccorrere e curare i feriti nei tanti scenari, anche al di fuori dal territorio nazionale, dove operano le nostre FFAA . Non possiamo non ricordare che diverse discipline mediche sono nate e si sono evolute grazie ai medici militari: ed in particolare la chirurgia e l'ortopedia per la sanità dell'Esercito, la medicina tropicale e quella iperbarica per la Marina, la medicina aereospaziale per l'Aeronautica militare e quella scientifico-investigativa per la Sanità dell'Arma dei Carabinieri. Tante le scoperte scientifiche che si devono ai sanitari con le stellette, basti pensare al medico della R. Marina Vincenzo Tiberio che nel 1895 ( proprio l'anno in cui Roentgen scopre i raggi X!) in un documentato lavoro pubblicato sugli “ Annali d' Igiene sperimentale” dimostrava le proprietà antibatteriche di alcune muffe, ben trenta anni prima del più noto lavoro di Sir Alexander Fleming, cui venne dato nel 1945 il premio Nobel per la Medicina, insieme a Florey e Chain.
L'organizzazione della Sanità Militare è al passo coi tempi nuovi: ecco l'ingresso delle donne nelle FFAA e la necessità di reclutamento di nuove importanti professionalità come psicologi e biologi oltre a quelle tradizionali rappresentate dai medici, veterinari, farmacisti e dagli Infermieri una componente quest'ultima preziosa ed importante e il cui ruolo negli ultimi anni si è accresciuto. Si sono ampliati anche i compiti della Sanità Militare, basti pensare alle tante missioni di carattere umanitario e di peace-kiping svolte e di cui voglio citarne solo alcune: la prima è sostenuta dalla Sanità dell'Esercito ed è tuttora attiva, era scaturita dalla difficile e complessa situazione in Libia: la minaccia delle infiltrazioni jaediste, con le frequenti imboscate e gli scontri con l'esercito regolare che hanno comportato un consistente numero di vittime e feriti anche civili che la modesta organizzazione sanitaria locale stenta a sostenere ed ecco l'intervento del Governo italiano che ha attivato l'operazione “Ippocrate” inviando a Misurata il 14 settembre del 2016 un contingente dell'esercito con una componente sanitaria di oltre 60 tra medici ed infermieri. E' stato allestito un ospedale da campo con 50 posti letto, un pronto soccorso, chirurgia d'urgenza, terapia intensiva, chirurgia vascolare, neurochirurgia e i servizi di radiologia e laboratorio.
Per la Marina Militare voglio ricordare una missione speciale di qualche anno fa: è il 4 luglio del 1979, l' 8° Gruppo navale, al comando dell'ammiraglio di Divisione Sergio Agostinelli e costituito dagli incrociatori Vittorio Veneto e Andrea Doria insieme alla rifornitrice Stromboli salpa alla volta del Mar cinese al fine di soccorrere una massa di profughi vietnamiti che su fragili imbarcazioni ed in condizioni spesso estreme tentavano di raggiungere le coste malesi. A bordo delle unità navali era stato imbarcato un cospicuo numero di medici (chirurghi, anestesisti, ostetrici, pediatri, cardiologi, igienisti, dentisti, psichiatri etc ed infermieri); erano state apportate importanti modifiche strutturali per installare due sale operatorie, ambulatori specialistici, aumentare il numero dei posti letto e dei locali igienici e quelli per sistemare l'ingente materiale sanitario e farmaceutico. Furono recuperati e soccorsi 902 profughi che giunsero nel porto di Venezia il 20 agosto del 1979, accolti dal Ministro della Difesa e da tanti veneziani che partecipavano commossi a questo evento.
Anche l'Aeronautica è in prima linea nelle missioni umanitarie anche verso il continente africano una è stata in favore del Mali dove la popolazione vive in condizioni precarie, c'è carenza di infrastrutture, instabilità politica e una delle poche risorse del paese è rappresentata dall'agricoltura ma questa è possibile solo nelle zone vicine al fiume Niger (cotone, canna da zucchero e arachidi) il resto del paese è arido e minacciato dalla desertificazione: a questo si aggiungono gravi carenze nell'organizzazione sanitaria dovute in gran parte alle più che modeste risorse finanziarie, tra le malattie più comuni la cataratta, si calcola infatti che su 16 milioni di abitanti ne sia colpito oltre il 5%. Un dato che non è sfuggito alla Sanità aeronautica e allora con la cooperazione del Fatebenefratelli e dell'Alenia Aeronautica nel 2006 e nel 2007 parte una missione di oftalmologi per Mopti e Gao denominata “Ridare la luce” che effettuerà centinaia di interventi di cataratta consentendo a tante persone di riacquistare la vista.
Per concludere desidero citare una missione sanitaria interforze unanimemente apprezzata per la professionalità e l'efficienza dimostrate: nel gennaio del 2010 l'isola di Haiti venne colpita da un terribile sisma, molti Stati si mobilitarono per soccorrere gli sfortunati abitanti dell'isola, tra cui l'Italia che inviò la portaerei Cavour, che ha un'area sanitaria molto attrezzata compreso il settore radiologico che conta su di una TAC; ma oltre ai medici e infermieri di Marina parteciparono anche quelli delle altre FFAA in piena sintonia con i colleghi e con l'ambiente di bordo.
Ma la Sanità Militare non è sola, può contare in ogni tempo, nelle emergenze e nelle operazioni fuori area, del contributo fornito sempre con generosità e competenza dal personale dei Corpi ausiliari delle Forze Armate: la Croce rossa italiana con le sue due componenti il Corpo Militare e il Corpo delle Infermiere Volontarie e sul Corpo Militare del Sovrano Militare Ordine di Malta, ausiliario dell'Esercito. Il vertice della Sanità Militare è rappresentato oggi dall'Ispettorato Generale della Sanità Militare che ha sede a Roma presso Villa Fonseca, un complesso adiacente il Policlinico Militare Celio dell'Esercito.
Concludo qui questa mia sintetica e certamente lacunosa esposizione sul ruolo e sui compiti della Sanità militare italiana per tornare alla telefonata iniziale. La mia risposta al Presidente della Società Italiana di Storia della Medicina non poteva che essere positiva. Mi piacciono le sfide e inoltre la nuova sezione di Storia della Medicina Militare può contare su di un gruppo di Ufficiali della quattro armi entusiasti e preparati.
Questo convegno sugli Ufficiali medici di Marina che accompagnarono Giuseppe Tucci in Nepal e in Tibet rappresenta quindi l'inizio di un'attività che io spero lunga ed operosa ed indirizzata non solo ai cultori di questa disciplina ma a tutti, in particolare ai giovani che conoscendola potrebbero scegliere una professione sicuramente dinamica e gratificante.
Ammiraglio Ispettore Capo (ris) Vincenzo Martines
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