
Ho sentito parlare di Ghersi per la prima volta nel 1990 attraverso i dettagliati racconti che mi faceva l'allora Ispettore di Sanità MM Iacopo Terzi, quando giovane Capitano di Vascello ero il Capo del 1° Ufficio, viaggi avventurosi sul tetto del mondo nel Paese delle nevi che mi incuriosivano molto tanto che l'ammiraglio Terzi, percepito il mio desiderio, mi organizzò un incontro che avvenne nella abitazione del generale a La Spezia. Ghersi mi accolse benevolmente, insieme alla moglie Michelina Ricci e l'intervista durò parecchie ore, rispose con pazienza a tutte le mie domande ed alla fine mi presentò con orgoglio la sua collezione di ricordi tibetani esposti nelle tante vetrine che adornavano il salone, oggetti mi disse che avrebbe donato alla sua morte al Museo d'arte orientale di Vienna.

Eugenio Ghersi nasce ad Oneglia il 14 luglio del 1904, il padre è farmacista, si iscrive a Medicina alla R.Università di Torino e nel 1928 consegue la laurea. Ha tre passioni l'alpinismo, la fotografia e la voglia di conoscere il mondo. Frequenta il corso per Tenente medico all''Accademia Navale di Livorno e la Scuola di Sanità a Napoli e dopo l'imbarco sulla nave da battaglia DUILIO e sulla nave scuola COLOMBO, siamo nel 1931, è destinato sulla cannoniera CARLOTTO che si trovava in Cina e pattugliava il medio corso del fiume Yang-Tze-Kiang, il fiume Azzurro da Shangai alle gole del Yichang. A bordo oltre alla macchina fotografica ha una cinepresa con cui realizza apprezzati filmini.

Rientra in Patria nel 1932. Ghersi ha un amico e collega di Stato Maggiore cugino di Giuseppe Tucci e spesso i loro discorsi cadono sui viaggi del grande orientalista maceratese e sul prossimo obiettivo il Tibet occidentale. Incontrerà così Tucci, il colloquio è breve ma positivo “Si tenga pronto a partire,capitano Ghersi, presto, molto presto.” Dopo il viaggio in Tibet è destinato all'Ospedale Principale MM di La Spezia, poi nel 1935 il nuovo viaggio con Tucci nel Tibet, nel 1937 è destinato presso il Comando superiore A.O.I. con incarichi presso l'Ambasciata italiana a Gedda, nel 1941 è imbarcato sulla nave ospedale Virgilio; dopo l'8 settembre 43 è all'Ospedale MM di Venezia, nel 1953 è promosso colonnello. Dirigerà poi l'Ospedale Militare di La Spezia e lascerà col grado di Maggior generale il servizio attivo nel 1967. Si spegne a La Spezia il 13 ottobre del 1997. Sulla lapide tombale oltre al nome e alle date di nascita e di morte ha voluto che si incidesse in caratteri tibetani la scritta: “OM MANI PADME HUM” formula sacra, usata comunemente nel Tibet occidentale, si tratta di un mantra correlato a Avalokitesvara, il Bodhisattva dio della compassione.
Il primo viaggio in Tibet del 1933
Ma quali erano i requisiti che Tucci pretendeva dai suoi accompagnatori? Nel libro “Nepal alla scoperta del regno dei Malla” scritto nel 1954 dirà:“...Io chiedo ai miei compagni non soltanto la disciplina ma soprattutto un accorto e cauto adattamento psicologico alle genti, un'umanità comprensiva ed affettuosa, il rispetto delle diverse costumanze ed abitudini. Difficilmente potrebbe seguirmi, o con comune disagio, chi pensasse di opporre alla semplicità, seppure qualche volta ritrosa degli abitanti, la presunzione di superiorità della propria cultura o della propria religione...”
Ovviamente dovevano essere bravi medici e avere ottime conoscenze di medicina tropicale. Dovevano essere buoni fotografi e saper maneggiare la cinepresa. Dovevano avere conoscenze di cartografia Possedere requisiti psicofisici idonei a sostenere le fatiche di un viaggio che si svolgeva su altitudini medie di 4000 metri di altezza. Ghersi darà prova del suo coraggio e della sua perfetta forma fisica tuffandosi il 23 agosto a mezzogiorno nell'acqua gelida del lago Ragbyeling, trasparente ed azzurra come quella del mare; occorre precisare che il lago si trovava ad un'altitudine di 4.700 metri!
Lo scopo del viaggio di Tucci nel 1933 era di riscoprire la storia dell'antico regno di Guge che si estendeva nel Tibet occidentale. Le prime notizie su questo regno le dobbiamo al gesuita portoghese Antonio De Andrade che da Goa con altri missionari era entrato nel 1624 in Tibet e aveva visitato il territorio di Guge costituitosi nel X secolo e che ebbe termine nel XVIII secolo a seguito della conquista da parte del re Se del Ladakh. Andrade (che in un primo tempo aveva ritenuto che fosse il regno cristiano del Prete Gianni) dette nelle lettere ai superiori dettagliate descrizioni sull'organizzazione di quello stato, dei templi, degli edifici e ovviamente sulla religione praticata.

Nel 1907 le città dell'antico regno vennero visitate dal missionario moravo August Hermann Franke che fu professore di tibetano a Berlino e che pubblicò un volume ricco di mappe e illustrazioni: “A history of Western Tibet,one of the unknown empires, by rev. A.H. Franke, with maps, and illustrations,” London: Patridge (1907).

Infine il capitano inglese G. Young aveva visitato nel 1919 l'ex regno di Guge e descritto le sue scoperte in una dettagliata relazione. Tucci ben conosceva questi lavori e su alcuni di essi esprimerà delle riserve, ma aveva assunto molte informazioni in Nepal in particolare dal suo amico Hem Raj, il precettore reale, che possedeva tra l'altro nella sua residenza a Katmandu una ricchissima biblioteca. Intendeva quindi ricostruire la storia politica e l'evoluzione religiosa del paese che introdusse il lamaismo soppiantando la religione Bon, animista, e documentare puntualmente i ritrovamenti archeologici, l'architettura dei templi, dei monasteri, dei monumenti religiosi e civili e gli aspetti artistici come le statue, le pitture murali, i dipinti, contenuti al loro interno. Nei sei mesi di viaggio percorreranno ben 1800 km. Tucci e Ghersi giungono a Bombay con la motonave Vittoria e il 13 giugno del 1933 sono a Pathankot in Paniab luogo di partenza della spedizione. Poi le tappe a Manali, Dorni, Losar, Kioto, Ki, Drangkhar, Tabo, Nako, Miang, Gumphug, Rabgyeling, Toling solo per citarne alcune, infine, in agosto, visitano i luoghi più significativi del regno di Guge: Shangtse, Gartok, Toling e Tsaparang. Nel viaggio di ritorno toccano Puling, Rildigang, Sarang, Shipki, Namgia, Canam e il due novembre Simla.

Evidenziata l'area delle antiche capitali del regno di Guge: Tsaparang, Tholing, Burang (o Taklakot in nepalese)


In questo viaggio l'attività del capitano medico Eugenio Ghersi è rivolta principalmente alla documentazione fotografica (svilupperà le foto di sera così quelle eventualmente non perfette potevano essere ripetute il giorno seguente) e cinematografica, ai rilievi altimetrici e cartografici, alla compilazione del diario giornaliero.



Non mancherà tuttavia di visitare tanti pazienti tibetani che conosciuta la sua professione accorreranno numerosi alle sue cure. A Kibar fotograferà e prenderà appunti sulla raccolta di erbe medicinali che gli porta il medico locale, noterà il nome e gli effetti curativi, compileranno un erbario medico dei territori che attraversano notando i nomi delle piante che a volte differivano da zona a zona; a Gumphung fotografò dei manoscritti di medicina splendidamente istoriati; a Miang constaterà personalmente i metodi di sepoltura dei cadaveri: venivano squartati dal lama del villaggio per facilitare l'opera degli animali (cani,lupi, avvoltoi) che venivano chiamati a raccolta da una triplice nota del Kanlin uno strumento a fiato ricavato da un femore o una tibia umani.

Ghersi fu protagonista di un episodio particolare a Nako un grosso villaggio ricco di templi: un sacerdote porta i due esploratori a vedere un macigno su cui era impressa un'impronta ritenuta appartenere al dio Purgyul, Ghersi si avvicina per fotografarla e per metterla a fuoco la scavalca commettendo un sacrilegio. I sacerdoti presenti fanno cenni di disapprovazione perchè ritengono che la divinità possa vendicarsi anche su di loro. Ghersi si rende conto che la sua incauta manovra potrebbe precludere al divieto di fare altre foto. Ma una piccola scheggia che gli è entrata nell'occhio destro attenuerà la sua colpa. La mattina dopo l'occhio è ancora dolorante, nonostante abbia messo delle gocce di cocaina. I sacerdoti che sono venuti a salutare Tucci si accorgono dell'occhio fasciato di Ghersi e si convincono che la vendetta divina è caduta sul vero colpevole.
Torneranno in Italia con la stessa motonave del viaggio di andata la Victoria, tra i passeggeri Guglielmo Marconi. Di questo viaggio Tucci e Ghersi scriveranno un libro: “Cronaca della missione scientifica Tucci nel Tibet occidentale (1933)”.

Per chi volesse approfondire gli aspetti strettamente scientifici, religiosi ed artistici rilevati nelle zone visitate essi sono riportati negli splendidi volumi di Indo-Tibetica pubblicati a cura della Reale Accademia d'Italia.

La spedizione in Tibet del 1935
Tucci riparte per il Tibet occidentale nel 1935 per completare l'esplorazione del viaggio precedente e come collaboratore avrà ancora una volta Eugenio Ghersi. Anche per questo viaggio pubblicherà un diario dal titolo “Santi e briganti nel Tibet ignoto”.

La spedizione, è finanziata in buona parte dal Conte Prassitele Piccinini, ma diverse ditte italiane mettono a disposizione materiale utile al viaggio: la Ducati una microcamera e una radio, Confindustria binocoli Sangiorgio e Galileo (sono doni graditissime alle Autorità tibetane), la Cirio barattoli di verdure, la Buitoni riso e maccheroni, la Confederazione olearia l'olio Berio e la Ditta Isnardi di Oneglia, (oggi rione di Imperia dove è nato Ghersi) olio d'oliva e anche quello definito medicinale.

La Buitoni fu uno degli sponsor della spedizione Tucci del 1935

Nelle spedizioni in territori così aspri come il Tibet, con gionate di intenso cammino, le scorte di olio erano fondamentali. La ditta Isnardi di Oneglia contribuì in questo modo all'impresa di Tucci e Ghersi

Arrivano ad Almora, città dell' Uttar Pradesh il 24 maggio, dove verranno raggiunti dal capo carovana Kalil, che aveva accompagnato Tucci nel 1933 e finiti i preparativi il 6 giugno partiranno e toccheranno diverse località tra cui Burang, Taklakot, Mapam, Yumco, Manasarovar, La'nga Co, Raskas Kailasa, Langgen Zampbo, Sutlej, Gar, Gartok Gartang. Visitano templi e monasteri, fotografano pitture ed affreschi, raccolgono anche oggetti di interesse archeologico, acquistano libri e manoscritti.

Uno dei posti più interessanti è il monte Kailasa, considerato dai buddisti il Centro del mondo e per gli induisti è il Trono del dio Shiva. Sulla strada, è l'alba, incontreranno una banda di briganti vestiti con casacche di cuoio e cappelli a punta, erano più di trenta ed armati di fucili tibetani che per sparare necessitavano di un cavalletto e con un acciarino davano fuoco alla miccia. Tucci e Ghersi sono meglio armati hanno delle pistole a ripetizione e una carabina con cariche a pallettoni, ma Ghersi ha un'idea che si rivelerà vincente: pianta al suolo il cavalletto della cinepresa, prende la mira e comincia a girare la manovella, i briganti si danno a una fuga precipitosa.

Ai piedi del monte c'è il lago sacro Manasarovar, Tucci e Ghersi compiono il giro del lago, il cui perimetro supera i 60 chilometri, in dieci giorni. Nel suo diario Tucci afferma che alcuni monaci tibetani chiamati uomini vento dopo anni di preparazione e e pratiche ascetiche riescono a compiere il percorso in un solo giorno, correndo in stato di trance. La strada del lago e del monte Kailasa è affollata, così si esprime Tucci:
“...malati, lebbrosi,gente cenciosa e lurida, monaci, asceti e briganti tutti insieme, tutte le scuole religiose sono rappresentate: i Bonpo seguaci della religione primitiva del Tibet, i Buddisti di ogni setta, gli Indù, tutti confluiscono alle basi della montagna sacra, le controversie dottrinali svaniscono...”.Sulla via del ritorno ripercorrono in parte i sentieri che avevano fatto nel 1933: Toling, Dunkar Tsaparang, in pratica una parte del regno di Guge che Tucci rivede con interesse visitando templi e monasteri che non aveva potuto vedere.

Bibliografia
L'esploratore del Duce; Enrica Garzilli; Memori Asiatica Association: Roma - 2012
La Storia e gli uomini del Corpo sanitario della Marina Militare; Vincenzo Martines. Roma: Adel Grafica 2000
Eugenio Ghersi. Un marinaio ligure in Tibet, David Bellatalla, Carlo Alberto Gemignani, Rosanna Piccioli, Oscar Nalesini e Luisa Rossi - SAGEP – 2008
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